Oxygene è un fanta-thriller "claustrofobico-orizzontale" del regista francese Alexandre Aja.
In un futuro imprecisato una giovane donna, Elizabeth Hansen, si risveglia all'interno di una capsula criogenica, ma a causa di un'amnesia non ricorda il motivo per cui si trovi lì. La situazione peggiora quando l'ossigeno inizia a esaurirsi ed Elizabeth per non morire dovrà scavare nella sua memoria e contemporaneamente cercare una via di fuga.
Non è certo un'idea originale quella del "sepolto vivo" - il più recente è stato "Buried" di Rodrigo Cortes del 2010 - ma per la specifica struttura di Oxygene, in cui la narrazione prosegue attraverso le conversazioni della protagonista con vari personaggi contattati tramite un assistente vocale tuttofare, dotato di schermo olografico e accesso alle banche dati di tutto l'universo e meno bastardo di HAL 9000, il film di Alexandre Aya ricorda più la serie "Calls" (Apple TV+), anche questa di produzione francese.
Tutta la scena è quindi sul volto (bellissimo) di Melanie Laurent, attrice che da il meglio di se visto i suoi celebri primi piani in "Bastardi senza gloria" di Tarantino.
Fantascienza non originale, quindi, con un piccolo accenno alla causa animalista (sperimentazione animale) che delude un po' nel finale che vorrebbe essere un colpo di scena ma in realtà abbastanza scontato.
Il mistero che la protagonista deve risolvere nei pochi minuti di autonomia di ossigeno (chi è e dove si trova) si spiega già abbastanza nella prima metà del film e lo spettatore appena un po' smaliziato, o comunque frequentatore dello sci-fi, prosegue per intuizione senza intoppi.
Un prodotto Netflix al 100%, rassicurante, economico e di buona fattura estetica ma non aspettatevi una pietra miliare in un genere nel quale è sempre più difficile lasciare il segno.
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